Quanti annunci di morte ogni giorno giungono alle nostre orecchie? Quanti modi diversi per causarla. E la croce, chi sente parlare più della morte in croce? Sembra così antiquata, lontana.
Ancora oggi c’è qualcuno, però, che continua a morire in croce, come morì Gesù di Nazareth! Basti pensare ai recenti martirii avvenuti in Siria ad opera dei terroristi islamici dell’ISIS.
Si, parliamo di Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei (INRI). E’ tempo dei 40 giorni che Gesù visse nel deserto o dei 40 anni del popolo di Israele, tempo di attesa, tempo di conversione, un tempo forte in cui l’uomo ha maggiori possibilità di cambiare radicalmente prospettiva.
Nell’immaginare la buona riuscita di un cammino che voglia essere di conversione, uno dei primissimi ostacoli consiste nell’errore umano e mentale/psicologico di concentrarsi così tanto sull’obiettivo (ancora lontano), da lasciarsi cosi pian piano allontanare da se stessi e quindi dall’essenziale.
Mi devo convertire… che parolone complicato e “irrealizzabile”, non è roba mia questa!
PRIMO PUNTO: AMATI!
Per iniziare un buon cammino di conversione, è innanzitutto di fondamentale importanza imparare ad “amare se stessi”, non alla maniera di Narciso, ma come Dio vuole. L’uomo che non “si apprezza” non può avere la sensibilità che l’incontro con Dio richiede. La tanto nominata conversione, non è una carezza auto confortante, una ipotetica possibilità, un obiettivo spirituale e disincarnato, ma piuttosto la totale disponibilità dell’uomo ad accogliere l’intervento Divino.
L’onnipotenza di Dio sceglie di chinare il Suo cielo per baciare la Terra. Quante volte il piccolo Gesù avrà baciato la Sua mamma? Espressione plastica per rendere accessibile la concezione di un Dio che per Onnipotenza si fa totale Impotenza: nacque dal grembo di una Vergine, Vero Dio, Vero Uomo.
Quante occasioni perdo, quanti baci del cielo, della gioia, della vita che vuole essere vissuta, sfuggono ogni giorno alle labbra del mio cuore? Cuori gelidi, anestetizzati, incapaci di praticare la vita, rivolti esclusivamente a se stessi. Il Bacio, sigillo tra il Cielo e la Terra, è la Croce; ognuno sa come interpretare quest’immagine, ognuno ha la sua piccola o grande croce, il bacio di cui sa di aver bisogno! Essa, la croce, intesa cristianamente, sconvolge l’uomo della storia, sia quella del Nazareno, dei ladroni, di noi oggi.
Umanamente, la croce resta il segno della crudele morte, dell’incupimento graduale della vita che pian piano si annerisce, dalle viscere sino allo spirare, al chinare del capo. Nella croce di Gesù, però, cambia qualcosa: Essa non è più espressione della sconfitta dell’uomo, ma il segno di una fragilità dell’uomo accolta ed esaltata da Dio nella Resurrezione.
Il tempo della Quaresima grida all’uomo di oggi: guarda in faccia la tua croce ma vai oltre, Cristo l’ha presa, su di essa, è stato trafitto, ma l’ha superata, la croce non è l’ultima parola…
Quante parole volano al vento, volano perché manca l’esperienza reale, carnale, dell’anima, dello spirito, della ragione cosciente. Chi si professa cristiano, deve fare esperienza di ciò che professa: di un Dio Creatore del cielo e della terra, Incarnato nel Suo Figlio Gesù, morto e Risorto per salvare l’uomo dalla tristezza eterna.
I giovani di oggi percepiscono a stento il valore della vita; perché facciano una riflessione interiore più matura e seria, hanno spesso bisogno di essere attraversati da una esperienza toccante: la morte di un amico coinvolto in un incidente, la leucemia di un compagno di classe, la perdita di una persona cara…
Comprendere prima di ogni altra cosa il valore di ciò che si è, di quello che di più insostituibile si ha: la vita. Questa è la conversione, non un mucchio di parole. Questo è “amare se stessi”, guardarsi, apprezzarsi nonostante la croce che è, alla luce di Cristo, come l’aggiunta perfezionante alla bellezza dell’essere.
SECONDO PUNTO: A DIO IL NOSTRO SI!
La pace e serenità interiore che derivano dall’accettare ed amare sé stessi, sono elementi cardini per la relazione con Dio, l’assenso, il permesso, che diamo a Lui di entrare in
noi. Su questo percorso, sono tanti gli spunti che vengono fuori dai confronti all’interno delle nostre realtà parrocchiali o semplicemente nelle discussioni tra amici, ma sta all’ascoltatore decidere se mettersi in gioco o meno; gli inviti possono essere, infatti, anche rifiutati, ignorati, snobbati. Proviamo, nella fatica di ogni nostro respiro, a rispondere, in questo tempo, ma anche per il futuro, con un “Si” deciso alla volontà di Dio.
Signore fa di me quello che Tu vuoi, anche se ora non comprendo, eccomi, mi fido di Te, perché so che non mi daresti mai una croce se non per morire a me stesso e soprattutto per risorgere con Te. Brevissima supplica, forse più efficace di mille altre parole.
Tutto è impossibile a Dio? Si, quando il tuo “lo voglio” non è per Lui. Tutto è possibile a Dio? Si, quando il tuo “lo voglio” è tutto per Lui, anche nella vocazione alla vita coniugale seppur in modo un pò diverso. Signore si, lo voglio, come Tu vuoi.
Punto primo: pace con se stessi è strada per parlare con Dio.
Punto secondo: solo a Dio dovrebbe andare il nostro assenso.
TERZO PUNTO: REALIZZA L'AMORE RISCOPERTO!
La comprensione dell’amore permette di praticarlo, la pratica dell’amore permette di realizzarlo.
Chi ama è già in conversione. Non riesco ad immaginare una madre o un padre che, amando i propri figli, non vivano in cuor loro una continua dinamica di auto conversione e quindi pro conversione e, chi ha degli amici, sa che non ci si può voler veramente bene se non ci si proietta in un continuo “sopportarsi a vicenda”, nella reciproca e fraterna crescita interiore, questa è conversione.
In poche parole: chi vive veramente in stato continuo di disponibilità al cambiamento ed alla crescita è già in conversione. La Quaresima e la Chiesa che di essa parla, non si preoccupa di esaltare il dramma della morte.
Ascolta in te stesso, come un grido interiore che ti dice: la croce di Gesù non ti viene posta innanzi perché tu debba commiserarti, flagellarti, perché tu ti dimentichi che sei la cosa più bella agli occhi del Creatore. Dio vuole l’uomo vivo.
Per questo potremmo vivere il tempo della Quaresima come l’occasione in cui l’uomo è chiamato a cambiare, ad esaltare il dono della vita; un tempo cronologico per chi non spera, oppure tempo dello spirito per chi guarda oltre. Questo terzo punto quindi, alla luce della proposta della Chiesa ci invita ad agire ad extra. Ad intra ci siamo riscoperti amati, questo ha permesso di poter dire si a Dio e, in ultimo, l’incontro con Dio ci suggerisce come poter realizzare l’amore nella carità ai fratelli, partendo dai vicini.
Come vivere tutto questo oggi? Come un ventenne del 2015 può accogliere proposte cosi “poco virtuali”? Richiedono troppa messa in gioco, meglio il telefonino o il pc sotto le mani che la vita custodita da esse!
Quali, quindi, possono essere le difficoltà per vivere al meglio i punti sopra meditati (1 -Pace con me stesso; 2 - assenso a Dio; 3 - realizzare l’amore)?
Pace con me stesso ….
Il mondo di oggi si impegna con furbizia per confondere la verità dell’“Io” come soggetto libero e capace delle proprie azioni. Anche se secondo coscienza e sulla base di principi fondamentali, la persona è profondamente tentata, la possibilità di amare se stessi, cosi come si è, appare inutile, a volte impossibile. Nonostante questo, ricorda: “Àmati”…
Assenso a Dio …
La cultura di oggi si prende gioco di chi nomina Dio, anche se ha una paurosa insoddisfazione interiore; crolla qui il secondo punto. Chi mi dice che dire si a questo Dio , mi porti giovamento? Non ho bisogno di questo Dio, non esiste, anzi forse esiste ma non gli importa nulla di me. Non vale la pena perdere tempo in questo modo, magari andando in Chiesa o dialogando con il nulla! E’ l’uomo di oggi che pensa cosi. Nonostante tutto sono sempre più convinto che dire il nostro “Si” a Dio, sia possibile e di vitale importanza, quindi… Coraggio: dì il tuo “Si”.
Realizzare l’amore…
L’uomo ha paura di impegnarsi seriamente nell’amore. L’amor vero fa impressione, fa arrossire colui che si sente “forte”; meglio non impegnarsi seriamente, meglio divertirsi. Una è la vita, la carità verso gli altri non è compito mio. Io amo me stesso e solo quello che degli altri mi calza perfettamente. Soffrire per amore? Prego, cedo a te questa follia.
Anche l’uomo più santo, cade involontariamente in ripiegamenti dell’essere che arrivano a ragionare secondo tutte queste false categorie esistenziali. Sono pensieri che ritrovo nei miei stessi amici, in fondo cosa possono dire vedendosi cosi trattati dallo Stato, a volte anche dalla stessa Chiesa, dalla società tutta? Nonostante tutto questo è possibile credere e realizzare l’amore…
Le tante domande su Dio vivono nel cuori dei giovani; sarà la crisi, lo sconforto, ma sempre più numerosi nascono interrogativi che, soffocati dai silenzi e dall’oppressione della società, non possono più trovare risposta.
Chi si accorge di tutto questo? Padri e madri di famiglia che hanno dimenticato la fonte del loro amore? O quei sacerdoti che hanno perso la passione per il Vero, per l’Essenziale del loro servizio?
Che fare quindi? Gettare la spugna e dirsi: come va va, non finisce mica il mondo.
Direi io, forse hai ragione sul fatto che non finisce il mondo ma… che ne è dell’uomo se ha guadagnato il mondo ed ha perso se stesso?
L’uomo è polvere in potenza, carne e spirito in atto. L’uomo è per il cielo non per la precarietà della vita terrena; chi è da Dio non può realizzarsi fuori da Dio.
Tra i mille, forse duemila messaggi di oggi, fai finta che te arrivi uno che contenga qualcosa si insolito, forse qualcosa che può rendere la tua giornata diversa da tutte le altre.
Dice il messaggio strano: per la tua vita, da oggi, o al più presto possibile, sii in pace con te stesso, àmati; se credi in Dio, o anche se non ci credi (tanto non avresti da perdere): dai a Lui un cenno di interesse, dici un bel si, “scegli tu” i termini, la vocazione.
Pratica l’amore: sarà questa azione che ti realizzerà. La Quaresima intesa così non è solo il tempo di Gesù nel deserto, neanche il tempo esclusivamente del credente praticante, assiduo alla vita ecclesiale. Ci vorrebbe un annuncio che andasse oltre le mura delle nostre Chiese, un tempo santo che miri a cambiare registro partendo dai lontani, da chi veramente ha e sente il bisogno di riscoprire la bellezza del deserto nel quale sicuramente si ritrova oggi a vivere. L’amore sta alla base di tutto, esso non è un’esperienza oculare, l’amore per Dio e per gli amici è un’esigenza vitale.
Danilo Latella